di Chiara Di Clemente
È un libro-medicina, La zia subacquea e altri abissi famigliari di Enzo Fileno Carabba – (Mondadori, pagg. 386, euro 20,00), un manuale che aiuta a trasformare in sorriso il dolore, gli incubi e le paure di una vita intera. È popolato di conchiglie come scrigni segreti dove mettere al sicuro l’anima, fumetti erotici che si materializzano per miracolo, compositori di musica d’avanguardia che compongono musiche che non ascoltano neanche loro, farneticanti editor Disney, maniaci e mutande di latta, mari di Toscana e di Abruzzo, nonne che sedute a tavola buttano i piatti col cibo fuori dalla finestra, zii che raccontano il Doctor Faustus meglio di Mann, nonni procuratori capo che si occupano del Mostro di Firenze, bambini lasciati in casa a dormire ben protetti dentro un cassetto mentre i genitori vanno fuori la sera, pesci serpenti rane cani e molti altri animali. Carabba, cinquantenne, si immerge in prima persona nei suoi ricordi, il che di per sé non vorrebbe dire granché ma il bello è che in questo suo viaggio verso profondità vertiginose dunque spesso anche oscure non solo – grazie a tanta ironia e tantissima delicatezza – accende bagliori di luce inaspettati, ma ci fa anche incontrare noi stessi lungo il tempo che passa. Noi stessi bambini, adolescenti, uomini, in compagnia dei nostri cari, nonni, genitori, amici, amori, figli.
Si parte da Carabba bambino convinto di possedere i superpoteri, dote ovvia in una famiglia come la sua, famiglia tanto importante e geniale quanto «reattiva», o «sprint», che sono gli aggettivi con cui Enzo ne aggira altri, tipo squilibrata, ai limiti del disfunzionale. Capace di liti epiche, spettacolari, soprattutto a Natale. Ma, «passata l’onda d’urto e lo stordimento che ne derivava – scrive Carabba nella Zia – dopo mi sentivo rinato e rassicurato. Gente capace di generare una tale forza mi avrebbe protetto da tutto (…) Per cui non concordo con tutti quelli che detestano il Natale o dicono di detestarlo per sembrare più furbi. Evidentemente nelle loro famiglie non si litigava abbastanza».
«All’inizio il libro doveva essere focalizzato sui superpoteri di un bambino che si sente onnipotente, onnisciente, invulnerabile –racconta Carabba– convinto di essere in connessione con antichi avi e con la Barriera Corallina e di sentire le voci di Giulio Cesare, Leonardo da Vinci, e soprattutto Gabriele d’ Annunzio. Superpoteri che però la vita smentisce, ed è qui che nasce il disadattamento, ed è per affrontare il disadattamento che occorre conservare di quei superpoteri almeno la sensazione di leggerezza, almeno l’ironia». Nei molti anni di lavoro che hanno portato al libro, a sopravanzare è stata poi la potenza di alcuni ricordi: «Non è che ricordo tutto, anzi spiega lo scrittore che finora aveva firmato romanzi fantastici- e lungamente ho pensato che i ricordi non fossero interessanti quanto i mondi letterari immaginari. Ma a un certo punto alcuni ricordi, episodi, frammenti, hanno preso a tornare sempre nella mia mente e mi sono chiesto: ci sarà un motivo se insistono, sono messaggeri, entità aliene che portano significati misteriosi. Così è iniziata questa discesa estrema, alla ricerca di quegli elementi permanenti della nostra personalità, gli elementi fondamentali della nostra esistenza: perché alcuni elementi non variano? Sono antichi, provengono da avi cavernicoli, o anfibi? Io credo che i nostri primissimi ricordi non siano affatto l’inizio: si attaccano come patelle a qualcosa che viene prima di loro. Quel che racconto sono ricordi a elastico, che hanno un riverbero forte e continuo nel presente, e il loro possibile aspetto luminoso». Un racconto che esplora scoperte entusiasmanti e meravigliose ma anche angosce paure e silenzi, fino a lambire il grande mistero delle righe nere, quelle che delineano le vite dei personaggi dei fumetti ma chissà se delineano anche le vite vere. Carabba racconta con sorprendente umanità: se un superpotere c’è, è la sua scrittura.